Montagna musa

Il sentiero dei segreti evidenti

Le gocce d’olio che si dividono sulla superficie dell’acqua versata in un piatto bianco della cucina di nonna, per capire se il malocchio c’è e quanto.  E’ un rito antico e di campagna, sul basso Appennino umbro.
Da lì, da quel quel piatto comincia un viaggio che non è mai finito.
Perché ci sono molti mondi e tanti fili che li tengono uniti. Non tutti riescono a vederli. Probabilmente bisogna camminare tanto per trovarli sperando di non inciamparci.

Le montagne, per esempio, a guardarle dalla valle sembrano un disegno a due dimensioni. Semplici linee come quelle che disegnerebbe un bambino.
Se ci cammini dentro però non finisci mai di meravigliarti della loro complessità e di quante visioni diverse possano mostrarti. Sulle montagne stesse, sulla valle, su di te. Per questo la montagna è una perfetta metafora della vita reale. Specie se nel reale, come appare opportuno, includiamo l’immaginazione.

InstagramCapture_eafbe827-9ef7-417e-88cf-5ed71c974f7dCosa ci fa, allora, un uomo con la barba sempre in mezzo ai boschi, uno che non si ferma mai? A qualsiasi ora di un qualsiasi giorno tu stia facendo una passeggiata lo incontri, come fosse lo spirito di un carbonaio. Cosa cerca?

E cosa cerca quella anziana donna piuttosto in carne che in casa indossa una lunga tunica e dice di appartenere alla fratellanza bianca? Perché è venuta a prender casa sui monti umbri? Forse perché racconta di sentire le linee di forza della terra come san Francesco? O magari è una discendente di una grande madre, come Cupra, come la Sibilla?

E chi è quell’uomo sconosciuto che nei giorni innevati del solstizio bussa all’uscio del vecchio convento nel mezzo delle montagne delle Terre Arnolfe e mentre vi state scaldando con una minestra, lascia sul tavolo un cartoccio di canditi colorati come le palle dell’albero di Natale? Da dove spunta?Torre Maggiore, inverno 2017

Ci sono tanti sentieri che hai incrociato, prìncipi di paesi mezzi abbandonati che assomigliano più a troll che a elfi; barbuti parroci di montagna capaci di insegnarti le tecniche dell’esicasmo; donne anziane che recitano l’avemaria a protezione dai regoli e dai mazzamorelli; vecchi amici che spezzano il pane per la comunione del sole nuovo impastando storie e riti…

E poi quei rumori, quei cigolii dentro i silenzi delle grandi faggete, quei fruscii che sembrano sibili e sussurri mentre cammini da solo. E’ immaginazione? No, è soltanto la montagna…è  il mondo reale, riflesso in un piatto con delle gocce d’olio che galleggiano.

“Il mondo non era ancora uno soltanto, ma due almeno, e la realtà faceva la spola tra quello che della vita si può toccare e quello che della vita si deve solo credere”.
M. Trevisani, Il libro dei fulmini (Atlantide, 2017)

Una verità svelata non è niente più che un’opinione.

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