MappeMontagna amante

Un appello montanaro ai cittadini

Si capisce: chi abita in città non ha mica tanta voglia di cambiare casa e di andare a ripopolare l’Appennino. Dura la vita in montagna. Bella la vita in città. Finché dura.
Però anche se vivete in città e quindi esitate a salire, dovendo abbandonare vecchie, magnifiche e pessime abitudini, l’aperitivo, la coda al rientro, lo shopping, la partita allo stadio e un’inalazione di polveri microsottili, provate almeno – dalla città – a alzare gli occhi, a guardare le montagne, a pensarle, a immaginare un’altra vita.
Se, per esempio, abitate in una città attraversata da un fiume, non guardate sempre a valle, ma a monte, verso la sorgente. E’ un’altra prospettiva rispetto a quella che vi hanno insegnato a considerare come unica per tanti anni: perché insomma tutta la vostra energia viene da lì dalla sorgente, mica dalla foce. Oppure preferite lasciarvi trasportare dalla corrente?
Una volta la vostra città era il mercato delle montagne. Provate a immaginarla di nuovo così. Oppure provate ad essere la porta d’ingresso delle montagne, siatene un’avanguardia, così come succede in certi luoghi alpini. Ah, già, ma voi siete in Appennino… E oltretutto non sempre ve ne ricordate, di questa catena così pesante che ci passa poco più su del collo.
Però v’incatena comunque. Che ci possiamo fare? Non resta che parlarne di questa catena, discutere dei suoi limiti, della sua bellezza, del suo essere altro rispetto a voi cittadini.
Perché – vedete – delle alternative in fondo ci sono. Non molte, ma le poche che ci sono stanno lassù, in alto, dopo la salita. E può persino capitare che una catena vi renda liberi.
Alla fine, se dalla città girate la testa, la sollevate un po’ e riprendete a guardare e ad ascoltare gli Appennini, forse a qualcuno verrà voglia di prendere la strada verso su, quella con le curve, per curiosità, per diversità, per seguire una direzione ostinatamente opposta, per cercare aria, spazio, libertà, incantamento, seduzione e incatenamento. Forse a qualcuno verrà in mente un progetto, e qualcun altro cederà all’incanto della grazia e cercherà salvezza nel se(a)lvatico. Che magari riuscirà pure a sfamare qualche bocca, oltre che molte teste. Le montagne di domani per vivere dovranno essere abitate da cittadini stufi. E da neo-montanari entusiasti e folli.

 

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