Tra due mondi e due tempi, la processione dei vivi che tiene svegli i morti
Dicono che i paesi d’Appennino siano morti, specialmente quelli sotto le montagne più alte. Così quale posto migliore di Santo Stefano, sotto Campo Imperatore e il Gran Sasso, per passare la notte dei morti?
Dicono che la processione dei morti, in questa notte tra il 31 ottobre e il primo di novembre, la puoi vedere se ti metti un setaccio davanti agli occhi e dicono che dalle insidie dell’altro mondo ti può salvare solo una buona comare, anche se pure lei è morta.
Dicono che con i morti, specialmente quelli di casa tua, bisogna che ti comporti bene. Anzi, quand’è la loro festa, la festa dei morti, bisogna che gli fai trovare qualcosa di buono da mangiare, che capiscano che non ti sei dimenticato di loro: così non ti fanno i dispetti.
Dicono che c’era un mondo, prima di questo mondo, che con l’altro mondo aveva una certa familiarità. Era il mondo della campagna e della montagna, soprattutto, capace di guardare in faccia la morte con dignità, perché sapeva le durezze della vita e intuiva la potenza della natura.
Epperò anche in questo paese dove siamo stasera, in questo posto lontano da tutto fuorché dal cielo e dall’ampiezza delle praterie montane, anche a Santo Stefano che si stringe come un pugno di pietra intorno alla sua torre, ormai la gente ha dimenticato tutte queste dicerie. Perché questa gente che sta qui stasera, questa brava gente, è in buona parte quella che arriva dalle comode città della valle e della costa.
Invece, dalle scale ripide delle vecchie e vuote case del paese non scende quasi nessuno: le porte e le finestre sono serrate. I morti sono lì sopra, finalmente svegli, a guardare la processione dei vivi da dietro le finestre, da dentro gli armadi delle camere trasformate in albergo diffuso.
Epperò i muri parlano e parla pure il luogo col suo spirito o il suo genio, che può manifestarsi in un gatto (o magari in un mazzamurello), in un barbagianni, in un bambino in groppa a un asino, che è venuto fin qui in cerca dei mostri digitali di Halloween e che invece trova solo vecchie favole; oppure nelle parole di un narratore, di un cantastorie o nella bella voce di un cantante, nel suono di una chitarra, o in quello di un organetto.
È una notte fredda, la prima notte fredda d’autunno e il vento spegne anche le lumère. Forse questa notte è davvero un ponte tra due mondi, tra due tempi. Così l’augurio di buon anno spiazza i bambini e i grandi che sui propri smartphone hanno visto le immagini di Halloween, ma qui ritrovano il Capotempo.
Il 31 ottobre, a Santo Stefano di Sessanio, i vivi raccontano storie che non spaventano i morti, ma li riempiono di stupore perché loro, i morti, pensavano che ormai queste storie non le ricordasse più nessuno: il mondo di sopra e il mondo di sotto riprendono per un attimo a parlarsi. Qualcuno cerca su Google cosa significhi davvero il Capotempo e cosa siano le Lumère, qualcun altro registra con lo smartphone la struggente canzone nella quale il lamento di una giovane vedova si trasforma in un compianto universale per la morte dell’amato. Così due mondi, due tempi apparentemente lontanissimi, rientrano per un istante in contatto, mentre nel cielo gelato brillano stelle e controvento volano ridendo le masciare, in attesa che perfino gli asini spicchino il volo.
Un bello scherzetto in questa notte magica dove da qualche parte il tempo ricomincia, con i morti che guardano i vivi in processione e con i vivi che finalmente provano a ripensare ai morti nel ricordo (analogico e non digitale), e con il tempo che gira come sempre e che torna su se stesso, mai uguale a prima, come in tutte le notti magiche di quest’Appennino ancora vivo, nonostante tutto.
La Notte delle Lumère è un’iniziativa organizzata ogni anno da Giraerigira a Santo Stefano di Sessanio, in provincia dell’Aquila. All’edizione 2023 hanno partecipato tra gli altri Michele Avolio dei DisCanto, Francesca Camilla D’Amico, oltre agli asini di Giraerigira che hanno accompagnato la processione dei vivi nelle vie e nei vicoli di Santo Stefano.
Mare Maje a Santo Stefano di Sessanio, con Michele Avolio e Francesca Camilla D’Amico – YouTube