Dalla città ai monti senza motori…
Svegliarsi presto, prima dell’alba e andare alla finestra a riempirsi gli occhi con la luce impudente che inizia a scendere dalla cima delle montagne. Sentire nell’aria frizzante e pulita che sarà una giornata magnifica, di fine primavera. Preparare lo zaino, riempire la borraccia, stringere i lacci degli scarponi e uscire di casa. A piedi, dal centro della città, avviarsi passo dopo passo verso i monti. No, non abbiamo dimenticato l’auto. Verso i monti si va a piedi dall’uscio di casa, anche se c’è da fare qualche chilometro per uscire dalla città. Ne vale la pena? Sì!
UNA SFIDA ROMANTICA
Lasciare a casa i mezzi di trasporto meccanici e farsi trasportare solo da sé stessi, dalle proprie gambe, alla velocità più naturale che esista, quella dei piedi, anche nell’avvicinamento alla cima, a quello che sarebbe il punto di partenza dell’escursione segnato sulla mappa. Non è una scelta logica, razionale, forse è solo una piccola sfida romantica. Oppure è un atto dovuto: di ribellione, di rappacificazione.
CONFINAMENTI E FUGHE
Durante quello che qualcuno si ostina a chiamare lockdown, ma che sarebbe più opportuno definire confinamento, o chiusura, uno dei pochi modi di evadere è stato di uscire a piedi e di allontanarsi, per quanto possibile, dalle proprie case, verso la natura…Una pratica troppo spesso dimenticata che la pandemia, tra tanti guai, ci ha riportato nella mente e nelle gambe…
LASCIARSI ALLE SPALLE LA CITTA‘
Lasciarsi alle spalle la città, non è dunque solo una metafora. Lasciarsi materialmente alle spalle la città, passo dopo passo, può diventare una pratica, una via di liberazione e di riconciliazione.
“Solo quando ci siamo perduti, in altre parole solo quando abbiamo perduto il mondo, iniziamo a trovare noi stessi e a capire dove siamo”, diceva Henry David Thoreau.
IL SENTIERO CHE PASSA SOTTO CASA
Il piccolo segreto per perdersi (e ritrovarsi) è prendere il sentiero che passa sotto casa, sotto la casa di ognuno…e che porta in ogniddove…Occorre però farlo davvero, perché è possibile, perché solo l’esperienza diretta ti fa immergere nel senso delle cose. Ti riporta alla giusta misura, ti focalizza nel luogo e ti fa capire quale sia la reale (e modesta) distanza tra la città e il monte, tra la vita dove il tempo si configura nel planning dello smartphone e quella in cui il tempo si percepisce nelle albe e nei tramonti.
PERDIGIORNO E UCCELLI MIGRATORI
Lasciamo la casa comoda, per andare in un’altra casa più grande, meno comoda ma con molte possibilità in più e una bellissima vista. Come il perdigiorno di Joseph Freiherr von Eichendorff che inizia il suo avventuroso viaggio a piedi dall’uscio di casa. Come i Wandervogel, i giovani “uccelli migratori” che all’inizio del ‘900 si ribellavano alle rigide regole borghesi e all’industrializzazione della Germania guglielmina e prendevano, da Berlino, la via dei boschi e della valle di Nuthe, chiamandosi l’un l’altro e uscendo dalle proprie case di Steglitz prima del sorgere del sole. Come Knulp, il vagabondo di Herman Hesse…Come i nostri nonni montanari e cacciatori che conoscevano ancora i sentieri in uscita dalla città.
L’APPENNINO A PORTATA DI PIEDE
La natura non è un posto da visitare, ma dove sentirsi a casa, diceva in effetti Gary Snyder. Per questo, una volta tanto proviamo ad andarci direttamente con le nostre gambe, ad essere vagabondi a casa nostra. Soprattutto in Appennino, dove molto spesso sono le montagne stesse che entrano dentro le nostre città e nei nostri paesi, come tanti quadri verdissimi incorniciati dalle finestre che ci mostrano un altrove molto più vicino di quanto possiamo immaginare. A portata di piede.