Montagna musa

Se distruggiamo il paesaggio…

Vedere bruciare un albero in pochi secondi fa male al cuore. Almeno a tutti coloro che rispettano la natura in ogni forma di vita, anche vegetale.
Ma siccome, nel bene e nel male, siamo e restiamo antropocentrici, è inutile nascondere che il dolore più grande in questi giorni d’incendi devastanti, lo proviamo di fronte alla distruzione del nostro paesaggio. Un vero e proprio senso di smarrimento.

Natura e paesaggio sono due concetti diversi. La natura esiste anche senza l’uomo, il paesaggio è la percezione che le persone hanno di una parte di territorio “il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e umani e dalle loro interrelazioni”.

Chiaro quindi che sul paesaggio abbiamo una responsabilità personale perfino maggiore di quella che pure ci compete verso la natura.

Il paesaggio, anche se spesso non ce ne rendiamo conto, ci segna fin da bambini. Ci modifica l’animo, crea identità e diversità, nutre il rapporto tra le persone e il territorio. Almeno fin tanto che siamo in grado di guardare oltre i palazzi delle città, i capannoni delle periferie e di alzare la testa dagli schermi, dai troppi schermi, che abbiamo messo tra noi e la vita reale.

Il paesaggio, specie in questo nostro Appennino, ha nutrito l’arte e l’architettura. Si è fatto simbolo sacro, fin dalla protostoria. Ed in effetti esso rappresenta la sottile linea verde che ci lega ai nostri progenitori. Perché forse non è un caso che uno dei testi rituali più complessi dell’antichità, come le Tavole Eugubine, così legato al paesaggio, sia stato scritto nello stesso territorio d’Appennino dove, tanti secoli dopo, è nato san Francesco.

Bene, anzi male. Perché per la prima volta oggi, non solo per colpa degli incendi, questo immenso patrimonio culturale prima ancora che naturale, viene messo in pericolo proprio da chi non sa più riconoscerlo e rispettarlo come parte di sé. Per la prima volta, anche in questa piccola porzione di mondo , il rapporto tra persone e territorio sta diventando sbilanciato. Il territorio non ci sopporta più: siamo diventati invasivi, maleducati, irrispettosi, incendiari. Riempiano le valli di costruzioni spesso inutili, di capannoni, di recinti, di fabbriche inquinanti, di discariche infiammabili. In montagna le strade hanno preso il posto dei sentieri. Lo sfruttamento dei boschi di oggi, nulla ha che vedere con il delicato equilibrio di quello di un tempo, affidato alle comunanze.

Insomma non basta spegnere gli incendi. Dobbiamo essere capaci di cogliere i segnali, anche quelli drammatici, come in questi giorni. Recuperare l’equilibrio tra uomo e natura, significa ricreare e rispettare il paesaggio che ha costruito l’identità e la ricchezza di questa terra. E’ una sfida culturale molto impegnativa. E’ allo stesso tempo una crisi forse perfino più grave di quella causata dalla finanza internazionale e in qualche modo ne è figlia.
Salviamo il nostro paesaggio. Salviamo noi stessi.

4 pensieri riguardo “Se distruggiamo il paesaggio…

  • Vedere il disastro quotidiano che l’umanità infligge all’ambiente in cui vive é un dolore che si rinnova. Scempio del paesaggio,sfruttamento delle risorse, degli animali… in nome del denaro. Mi vergogno di essere umana.

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  • La natura ferita ha sempre dimostrato di saper reagire, in alcuni casi in modo forte e deciso,
    se a tutto questo rispondesse spazzando via la razza umana non mi sentirei certo di biasimarla.
    Destinati all’estinzione, l’uomo ha perso.

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  • Profonda introspezione a cui anch’io ho volto la mia coscienza. Non sono sicuro che il paesaggio
    sia salvifico come traspare dalle tue parole, e che la sua distruzione e’ sintomo della dislessia che
    ha colpito l’uomo moderno. E’ che nel paesaggio io vedo la volonta’ di dominio dell’uomo sulla natura,
    dobbiamo smettere di vedere la Natura da un parte e il paesaggio dall’altra. non c’e’ nessun dualismo,
    senza Natura non andiamo da nessuna parte, seghiamo l’albero in cui siamo appollaiati.
    Le cime dei nostri monti erano piene di foreste,poi sono arrivati i Romani a distruggerle per costruire
    le navi dell’impero,questo e’ il paesaggio che ci hanno lasciato….poi vogliamo parlare dell’agricoltura
    intensiva che fa piu’ danni di tutti gli incendi della storia?Il paesaggio di cui tu parli e’ gia’ alienato
    in nuce, un popolo che aveva capito tutto questo erano gli Indiani d’America, che davano un’anima
    a tutte le forze della Natura. A noi invece ci piacciono i bei paesaggi,con giardini all’inglese e animali
    ammaestrati come al circo….

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    • Capisco la tu riflessione e in parte la condivido. Tuttavia l’uomo è ospite di questo mondo e, in qualche modo, la sua presenza non può che cambiarlo. Per questo la creazione di “paesaggi” è inevitabile. Ora bisogna vedere quali “paesaggi” siano sopportabili e quali no. Se non si rispetta l’armonia, si diventa semplici parassiti. E se il parassita infesta la pianta, la pianta stessa muore, come dici tu.
      Io continuo a preferire un mondo con gli uomini e continuo a pensare che la nostra responsabilità nella creazione di un paesaggio che non uccida la natura sia enorme…

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