Ops, una dea appenninica per l’Italia
di Nicola Mastronardi
“ITALIA” PRIMA DEL MEDIOEVO?
Nel 68 a.C. due magistrati monetari rimasti pressocché anonimi nella grande storia di Roma decidono di coniare un denario d’argento per il quale dovrebbero avere invece un posto d’onore nella storia d’Italia. Tali Quinto Fufius Calenus e Mucius Cordus fissano su un piccolo tondo in argento la rappresentazione di un fondamentale momento storico nei rapporti tra Roma e Italia. Due donne, una dotata di cornucopia, l’altra di scettro e spada, compiono un gesto di unione e riconciliazione sotto la protezione di altrettante divinità: Honos et Virtus.
Italia? Un momento. Che cosa voleva dire “Italia” nel 68 avanti Cristo? Esisteva già prima di Cesare, di Augusto o di Dante Alighieri un’entità nazionale o, insomma, una qualche forma di comunità umana insediata su un territorio degna di esser rappresentata su una moneta insieme alla personificazione della gloriosa Republica romana? Sì, esisteva, anche se studiosi e divulgatori di storia troppo spesso sembrano dimenticarsene. L’idea di Italia è più antica di oltre 1900 anni rispetto all’ideale risorgimentale e precede di 1300 anni quello dantesco; entrambi devono a quell’ antica realtà l’indispensabile oggetto di ispirazione. Che altrimenti sarebbe mancato. Ma andiamo con ordine e torniamo alla moneta per descriverla in dettaglio.
Il denario, di meno di due centimetri di diametro, fu un vero capolavoro di diplomazia politica, un vero inno alla concordia e all’unione dopo la più sanguinosa delle guerre fratricide e oggi rappresenta una preziosa lezione di storia da raccontare agli Italiani, a nostro modo di vedere, fin dalle scuole elementari.
Nella prima faccia si vedono i volti di due donne affiancati. Innanzitutto esse intendono rappresentare Honos e Virtus, personificazioni divinizzate dell’onore e delle virtù dello stato riguardanti soprattutto la sfera militare (Treccani). Alle due divinità astratte anche a Roma si dedicavano templi, festività e riti.
Se però si conoscono le coniazioni romane e italiche precedenti al 68 a.C., nei due volti è impossibile non riconoscere la personificazione, rispettivamente, di Roma, con elmo (in secondo piano), e di Italia coronata d’ulivo. E qui casca l’asino, (appenninico) Chi è costei? La risposta ci viene da un’altra moneta che precede di 23 anni la nostra.
Eccola dunque la prima testimonianza del concepimento di una idea chiamata Italia. Fu il primo seme, gravido di frutti ideali, politici e poetici che attraverseranno due millenni. L’immagine non appartiene ancora sufficientemente alla cultura generale italiana soprattutto perché non si insegna a scuola la notizia fondamentale: nel 91 a.C. dodici popoli, uniti da comuni origini e dunque cultura, lingua e religione, decisero di fondare una Confederazione che chiamarono Viteliu nella accezione originale osca o Italia nella traduzione latina, guidati da Sanniti e Marsi coraggiosi campioni della dignità italica contro la ostinata negazione della pari dignità da parte della Republica Romana. La prima capitale fu Corfinio, oggi in Abruzzo dalla cui zecca viene la maggior parte dei denari di questo tipo. Viteliu – Italia: l’antico nome geografico, proveniente mitologicamente dalla Calabria almeno dalla metà del secondo millennio a.C., aveva assunto per la prima volta nella storia una precisa valenza politica e ideale portatrice di valori quali libertà, autodeterminazione e uguaglianza nei diritti di cittadinanza.
Le vicende che portarono all’unione definitiva del mondo appenninico – ma anche etrusco e magnogreco – con Roma passarono attraverso un ventennio sanguinoso che si concluse con il riconoscimento, da parte della Republica della pari dignità degli Italici all’interno della comune Patria peninsulare. Soprattutto dopo il censimento del 70 a.C. Roma mutò definitivamente la sua natura di città stato divenendo capitale di un territorio finalmente unito (F. Fabbrini) . La sua storia e quella d’Italia era davvero cambiata.
DA UNA NECESSITA’ STORICA UN CAPOLAVORO POLITICO
Ecco qui che la “nostra” Moneta della Riconciliazione ci fa comprendere lucidamente proprio la svolta storica che avvenne dopo la tremenda guerra dei Socii Italici contro Roma (91 – 87 a.C.), la successiva lotta tra i Mariano-Sanniti e la fazione di Silla (83 – 80 a.C.), la spietata dittatura di quest’ultimo e l’ultima rivolta italica capeggiata da Spartacus (Brizzi): significativamente i volti di Roma e Italia, ex nemiche acerrime, appaiono affiancati nel dritto della moneta che ne celebra l’unione politica e ne auspica l’armonia sociale e culturale. Incredibile ma necessario per la grandezza di Roma stessa. Ma il vero capolavoro fu la seconda faccia del denario.
Rivediamolo: le due donne sono in piedi, una di fronte all’altra e perché non si equivochi su chi esse siano, in basso vi sono gli acronimi dei due nomi: Ital e Ro.
Italia è rappresentata con in braccio una cornucopia, simbolo di fertilità e abbondanza: sono gli attributi di Ops, la Dea Italica celebrata nel santuario nazionale sannita di Pietrabbondante oggi in Molise. Secondo alcuni Italia sta donando l’abbondanza all’altra donna, Roma. Quest’ultima ha in mano lo scettro, simbolo del potere, e alla cinta una spada che vuol dire forza militare. Tiene il piede su un globo il che si presta a molte interpretazioni ma vedremo successivamente cosa voleva dire questo gesto. Dietro Italia è disegnato un Caduceo simbolo di pace, mediazione, equilibrio, armonia, unione e coesistenza fra gli elementi. Meraviglioso messaggio. In sostanza, le due donne si guardano negli occhi, si stringono la mano e si riconoscono, reciprocamente, gli attributi di Honos et Virtus sotto i cui auspici viene fatta realizzare questa definitiva riconciliazione e unione fra Italia e Roma.
Una scena che può a ben diritto dirsi il battesimo ufficiale di Roma a capo di una Penisola unificata nel segno della piena cittadinanza e pari dignità politica di tutte le diverse componenti: Italici, Etruschi, Magnogreci e gli altri dal Rubicone in giù. Questo almeno il significato che si volle dare alla moneta e che in parte rispecchiò ormai una realtà pacificata dopo inenarrabili fatti di sangue. Italia e Roma iniziarono ad essere una sola cosa e si tuffarono nella storia insieme. Quel tondo pezzetto d’argento realizzato da Fufio Caleno e Mucio Cordio può essere a ben diritto definito “La Moneta degli Italiani”.
Tra il 49 e il 42 a.C. Giulio Cesare estenderà i diritti di cittadinanza alla Gallia Cisalpina mentre pochi anni dopo Augusto disegnerà definitivamente i confini della comune patria estendendoli fino all’arco alpino e dividendola in Regiones. Per lui “Tota Italia Iuravit” (La Regina). E Italia fu.
EPILOGO. I SIMBOLI ATTRAVERSANO LA STORIA: la Dea con la cornucopia
In definitiva il creatore dell’Italia dal punto di vista concettuale e nei confini che conosciamo ancor oggi (fatte alcune dolorose eccezioni) è infatti Cesare Augusto (Fabbrini, La Regina e molti altri).
Intanto i simboli della “Moneta della Riconciliazione” iniziarono ad attraversare le epoche: la Cornucopia, lo Scettro, il Globo (sic) ebbero costante fortuna durante l’Impero Romano per rappresentare l’Italia (oramai identificata con Roma) pur integrati da un altro elemento giunto fino a noi: la corona turrita. E’ l’ esempio del denario dell’imperatore Antonino Pio sul quale, nel secondo secolo dopo Cristo, troviamo l’Italia con tutti i suddetti elementi ma con la “novità” della corona in testa a simboleggiare le mura delle civitas peninsulari. Il globo, non ci sono più dubbi, rappresenta la Terra.
Nel giorno in cui si celebra dell’Unità Nazionale, e dunque il concetto di Nazione e di Patria comune, è parso opportuno ricordare le radici antiche di tali valori costituzionali.
Per completezza, pur nei limiti di questa breve trattazione, si potrebbero portare decine di esempi per dimostrare il continuum iconografico e iconologico nella rappresentazione di Italia che può far comprendere la dipendenza degli ideali che hanno retto nei secoli il concetto di Italia da quella prima antica e dimenticata rappresentazione del 68 avanti l’era cristiana. Ci limiteremo per brevità a mostrare alcune immagini in appendice ben coscienti che la materia meriterebbe una ben più ampia fortuna nella cultura generale italiana e una opportuna introduzione nell’insegnamento scolastico della Storia o della educazione civica.
Infine non possiamo non notare, da figli della Terra Sannita, come la Cornucopia della dea italico sannita Ops (da cui la parola Opulenza) sia stato il simbolo più tenace e meglio conservato dalla iconografia ufficiale arrivando fino ai nostri tempi. Una sorta di riscatto nascosto per un Popolo, quello sannita, che ai Romani e agli Italiani del loro tempo più di altri seppero insegnare l’amore strenuo per l’eterno valore della Libertà.
Agnone, 17 Marzo 2023
Nicola Mastronardi
Bibliografia essenziale
- Graziosi Gianni, Le “quote rosa” nella monetazione italiana, parte prima.
Panorama Numismatico, n. 225 gennaio 2008, pp. 16-24.
- Graziosi Gianni, Le “quote rosa” nella monetazione italiana, parte seconda.
Panorama Numismatico, n. 226 febbraio 2008, pp. 48-57.
- Campana Alberto, La monetazione degli insorti italici durante la Guerra Sociale (91-87 a.C.), Edizioni Apparuti, Soliera (Modena), 1987.
- AA. VV., Simboli d’appartenenza. Catalogo della mostra tenuta a Roma, Complesso Monumentale del Vittoriano, dal 2 giugno al 18 settembre 2005, Gangemi editore, Roma, 2005
- Ripa Cesare, Iconologia, Edizione a cura di Pietro Buscaroli, TEA arte, Zingonia
(Bergamo), 2008.
- Adriano La Regina (A cura di) Archeologia a Pietrabbondante. Fasi edilizie, oggetti di culto, materiali. Scienze e Lettere, 2022
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