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I luoghi sconnessi, gli eremiti, i monaci e gli smartphone

Se si è in cerca di luoghi sconnessi, occorre venire in Valnerina. E non parliamo di strade accidentate, né di terreni franosi, o franati. In Valnerina, a cercarli bene, ci sono luoghi sconnessi dal mondo. Luoghi schermati, a livello materiale, culturale e digitale. Luoghi magnifici.

In faucibus montis, ad esempio, nei pressi di Roccatamburo di Poggiodomo, che già di per sé è il più piccolo comune dell’Umbria, c’è un minuscolo monastero abbandonato. Si chiama eremo della Madonna della Stella, dove la Vergine è affrescata su una parete di roccia, con un mantello zeppo di stelle e con alle spalle un cielo stellato.
E’ un luogo di fondazione eremitica e benedettina, formato da molte grotte sulle pendici d’un canalone,una forra appenninica, alla confluenza di Valle Marta e Valle Noce, sopra un ruscello che scorre veloce, gonfiato da piogge e neve.

Ne è punto centrale una piccola chiesa curvilinea, che s’adatta all’andamento del terreno. Tutt’intorno, scavate nella roccia, ci sono le celle dei monaci che in parte condividevano una vita in comune e per il resto si isolavano come aquile nei loro nidi. “Fu certamente un connubio tra l’ideale della vita eremitica orientale e quella cenobitica occidentale voluta da San Benedetto“, scrive Egildo Spada.

Fatto sta che in questi anfratti di roccia, chiusi da semplici murature e da rozzi infissi in legno, la schermatura è totale. Lo era ai tempi di San Benedetto e degli eremiti siriaci che qui venivano per ritrarsi da un mondo opprimente e decadente; lo è oggi, laddove l’onnipresente e pervasiva rete-ragnatela del World Wide Web non riesce a spingere le sue spire.

Un luogo schermato e sconnesso, abitato solo da fantasmi, anime di santi monaci che forse s’aggirano ancora nelle grotte annerite dal fumo di fuochi che hanno rischiarato le notti e acceso gli animi come le fiamme, che ancora di leggono nelle immagini dipinte tra i resti degli affreschi.

Benedetto e i suoi monaci cercavano riparo qui, come Eutizio e Spes nelle grotte della vicina Valle Castoriana. Cercavano uno schermo dal brusio del mondo e – allo stesso tempo – provavano a riconnettersi con l’energia della terra e con il suo magnetismo e il senso del sacro.

Forse è un buon programma anche per l’oggi, da prendere come esempio, come linea di vetta, pur senza la Regola e senza arrivare alla santa follia degli eremiti: trovare un posto schermato, dove lo smartphone torni ad essere solo un oggetto e dove, completamente sconnessi, riflettere – almeno per un’ora a settimana – su un mondo che ci sta offrendo il massimo della libertà, in cambio del massimo della prevedibilità.

Nel silenzio delle celle, i fantasmi degli eremiti – che ne hanno esperienza – suggeriscono un nome per identificare il regista di questa gigantesca messinscena, che è meglio non ripetere. Neanche in faucibus montis. Nemmeno di fronte al cielo stellato della Vergine dei Boschi.

 

 

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