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Sotto le montagne a cercare il tesoro nascosto

C’è un mondo invisibile e sconosciuto sotto i nostri piedi. Magari è sotto il pavimento di un palazzo, di una chiesa, oppure per scenderci bisogna prima salire una montagna. “Per questo noi speleologi siamo gli esploratori dell’invisibile…”. E se te lo dicono quelli del Gruppo Grotte Pipistrelli che nell’invisibile mondo sotterraneo ci scendono dal ’59, c’è poco da discutere!
Perché poi è proprio così: i nostri monti hanno tanti segreti e storie da scoprire quando si cammina verso le cime, ma sarebbe un errore fermarsi alla superficie: di segreti, nelle loro viscere, ne nascondono altrettanti, forse di più.
Pozzi della Piana_Orvieto-Foto Carlo Gatti 1_editedMa prima di andare a caccia di questi segreti è bene dare un’occhiata alle mappe e al catasto speleologico. Si parte da lì: in Umbria sono censite più di 800 grotte. Ben 303 di queste sono intorno alla Cascata delle Marmore e molte altre sui monti Martani ternani. Naturale dunque che “I Pipistrelli” del Cai di Terni abbiano avuto da sempre il loro bel da fare.
“Per scendere nelle cavità della terra – dice Carlo Gatti istruttore e guida speleologica – ci vogliono tecnica e preparazione, ma è soprattutto un’avventura psicologica in un ambiente totalmente diverso da quello dove viviamo ogni giorno. Sotto terra, ad esempio, il tempo si dilata. Non è raro che nelle nostre esplorazioni la percezione delle ore trascorse sia molto diversa rispetto alle indicazioni degli orologi”.
“Non c’è telefono cellulare, non c’è Gps: siamo senza la tecnologia della quale in superficie sembriamo dipendenti”, aggiunge Federico, anche lui del Gruppo Pipistrelli. E per questo tra gli speleo c’è un grande spirito di squadra. “In grotta si ha bisogno degli altri più che in superficie: a differenza dell’alpinismo, non si va in solitaria”.
E si fanno tante scoperte che continuano a suscitare stupore anche dopo anni: come quella della grotta Gis all’interno della dismessa cava di Cesi.
“Bastò un piccolo foro, non più grande di un pugno per capire che dietro quel buco si apriva l’ingresso di un mondo nascosto”. La grotta dedicata allo speleologo Gisberto Casali (detto Gis), scoperta dal figlio Riccardo, ha un’estensione di quasi un chilometro. Il suo interno è una continua sorpresa: sale ricche di concrezioni, quasi come in un castello fatato, cunicoli e saloni di crollo causati dalla vecchia cava.
E’ vero: nessuno speleologo ha trovato qui dentro conferme sulle antiche storie narrate da Tito Livio sui rifugi sotterranei dei soldati umbri che si opponevano ai Romani, o sul carro della loro misteriosa regina regina. Ma la magia naturale di queste grotte non ha bisogno di raccontare altro per incantare. Grotta delle Colonne-Marmore_Foto Tullio Bernabei 2
Una magia che si ripete in tutte le cavità del ternano, come la grotta del Chiocchio in cima alla Valserra, un abisso che scende fino a -514 metri, nella grande grotta a cupola detta del Ticchetacche nella campagna di Portaria e nei Pozzi della Piana vicino a Orvieto, con un reticolo labirintico di due chilometri e mezzo.
“Ma il complesso di grotte più interessante è a Marmore”, spiega Carlo Gatti. “Al loro interno c’è una fantastica varietà di concrezioni: veri fossili vegetali, esili filigrane coralliformi e possenti strutture stalattitiche e colonnari”. In alcune di queste grotte si può entrare affidandosi alle guide. Ma per chi volesse avvicinarsi alla speleologia sta per partire il 51° corso del Cai (info al 335.7116558).
“Non si tratta solo d’imparare a scendere in grotta: la speleologia – dice Federico – serve a vincere le paure per vivere meglio nel mondo di sopra”. E forse il segreto, oppure il tesoro nascosto da scovare là sotto, nel viaggio al centro della terra (o di se stessi), è proprio questo.

www.appenniniweb.it per Il Messaggero Umbria – domenica 24 settembre – #12

Le foto sono di Carlo Gatti e Tullio Bernabei

 

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