Montagna madre

Lo scoglio dei matti sul paese dei longobardi

Dicono che lo scoglio di mezzogiorno, che con le sue rocce domina la valle e il borgo, abbia il potere di attirare i matti. In effetti, a ben vedere, Ferentillo non è un paese normale. Innanzitutto perché non è un paese, ma due: Precetto e Matterella, di qua e di là dal fiume Nera. Ma non è solo questo l’estro di Ferentillo. Qui c’è gente che fa l’olio e la birra con gli agrumi; altri che restano giornate intere appesi alle pareti di roccia. E poi il paese è pieno di longobardi.
“C’è la faccenda delle mummie, che sono un’attrazione di Ferentillo: corpi dissepolti conservati perfettamente nei sotterranei della chiesa di Santo Stefano a Precetto e tante ossa. Pare che i femori siano molto lunghi. Ora li stanno studiando. Ma insomma, sembra che ci fosse molta gente alta”. Come si conviene a una popolazione d’origine germanica. Parola di Sebastiano Torlini, uno spilungone con gli occhi chiari, ferentillese Doc, che dei Longobardi sa ogni cosa. Forse proprio perché sono i suoi avi. Lui ci ride, ma mica tanto. D’altra parte la storia di questo popolo del Nord echeggia tra ogni pietra, tra le mura delle rocche che si arrampicano sulle montagne, nell’abbazia di San Pietro in Valle.
Ma i matti dove sono? “Be’ qui ne sono arrivati parecchi, ma forse è meglio parlare di gente non ordinaria, più che di matti!”. Innanzitutto gli eremiti, antichi e moderni: i monaci siriaci che venivano in Valnerina nell’Alto Medio Evo con i loro clan – e forse un po’ di sangue dei ferentillesi oltre che longobardo è anche siriano – e gli eremiti moderni, come Pietro che vive a Riti dopo aver avuto in visione un segno che gli ha indicato questo luogo.
E poi, negli ultimi decenni, sono arrivati i climbers, gli appassionati di arrampicata, spesso in versione pop, o un po’ freak. “Coi ferentillesi non sempre ci siamo capiti”, dice Katiuscia Dormi, che pure qui ora ha intenzione di venire ad abitare, “perché il verde e il paesaggio di Ferentillo non hanno uguali” e perché “in paese si vive una vita più normale che in città”.
Fatto sta che i primi rocciatori che arrivavano negli anni ’80 non andavano d’accordo con i residenti. Uno di questi, un contadino, si chiamava Remo e li cacciava sempre via. Poi però si misero d’accordo, tanto che la prima via aperta sulla falesia di Ferentillo si chiama proprio “Grazie Remo”. “A Ferentillo – dice Kati Dormi – si potrebbe fare molto di più per l’arrampicata, le potenzialità sono enormi”, non resta che sperare che tutti cambino idea come Remo. Intanto Ferentillo è viva e piena di associazioni, ce ne saranno una trentina. Ed è anche piena d’idee. “Abbiamo dato vita al progetto We are Valnerina”, dice Simone Scaccetti, architetto, “perché qui non c’è solo arrampicata, ma anche trekking, bici, canyoning e tutto il mondo degli sport all’aperto da sviluppare di pari passo alla valorizzazione dei beni culturali”. Poi ci sono i prodotti alimentari come l’olio e la birra, entrambe aromatizzate con la melangola, un agrume antico, sull’idea di giovani produttori locali. “E c’è un paese-gioiello, insiste Katiuscia, che ricorda come Franchino, dipendente comunale, abbia provveduto, anche fuori orario di lavoro, alla pulizia del percorso per la rocca di Precetto rendendolo bellissimo.
Un’attrazione per i turisti, che – anche loro – spesso sono piuttosto originali. “Negli ultimi tempi passano di qua non solo per le mummie, le rocche e l’abbazia, ma anche sulle tracce della mitica linea di San Michele, quella che secondo alcuni unisce Mont Saint Michel in Normandia, con la Sacra di san Michele in Piemonte e la grotta di san Michele sul Gargano. Ferentillo si trova su questa linea e ha il suo San Michele, un po’ originale come si conviene ai ferentillesi. Secondo la leggenda locale pare abbia confinato il demonio sulla cima del monte, lanciandogli questa singolare maledizione:

Non ti muoverai di qui finché ficora fiorisce, mula partorisce, lo sale spiga e Pasqua vene de maggio.

Naturalmente il monte in questione è lo scoglio di mezzogiorno, ovvero quello che attira i matti.

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