MappeMontagna madre

Il sogno delle querce formicose dai Sibillini all’Australia

Due grandi e antiche querce. Una a Piane di Falerone e l’altra a Cortigno. Luoghi sconosciuti ai più, di qua e di là dai monti Sibillini: il primo vicino alla piana di Santa Scolastica di Norcia; il secondo sull’altro versante, che scende da Montemonaco verso Fermo e l’Adriatico.

Due luoghi ai piedi dell’Appennino, anzi dell’area più magica degli Appennini, tenuti insieme da un unico mistero che li connette tra loro e con altri alberi lontanissimi, agli antipodi, fino all’Australia.

Cosa c’è, o cosa c’era di straordinario in quelle due querce? Innanzitutto erano alberi formicosi, con  cavità e fenditure nei loro grandi tronchi, che ospitavano formicai. Entrambi gli alberi erano perciò chiamati dalla popolazione locale con il nome di quercia, o cerqua formicosa.

Le querce formicose non attiravano solo le formiche e gli sguardi dei viandanti, dei pellegrini, dei contadini e dei pastori per la loro imponenza: soprattutto ammaliavano le donne che aspettavano di diventare madri, o le madri che aspettavano di veder crescere i propri bambini. (1)

Immaginatevi a Cortigno in una sera d’estate al crepuscolo. Sotto la quercia una giovane donna inginocchiata porge le braccia al tronco come al grembo di una grande madre.

Più volte ripete un gesto che nella sua popolaresca teatralità appare rituale: sembra in effetti afferrare qualcosa che proviene dall’interno dell’albero. Ma nelle mani non le resta nulla, solo un’idea, una fantasia, un soffio, un sogno: di prendere in braccio un bambino, che lei non riesce ancora a concepire.

Con quel movimento lento e quell’atteggiamento implorante chiede che il bimbo glielo doni lo spirito dell’albero, della quercia formicosa e – ripetendo un gesto ancestrale – sente che qualcosa in effetti, potrebbe accadere.

Immaginatevi poi a Piane di Falerone, non lontano dai resti di un antico teatro romano e dell’area archeologica di Falerio Picenus, sotto l’altra quercia formicosa, tra le verdi colline marchigiane. Anche qui, al tramonto, una donna si avvicina alla quercia, ma – in questo  caso – ha davvero in braccio un bimbo, piccolissimo. Lo stacca dal petto e lo solleva verso la spaccatura della quercia. Ripete questo movimento tre volte, poi altre tre e infine ancora tre. Così si assicura che la forza della quercia formicosa farà crescere il suo bimbo, ancora troppo gracile

Badate: narriamo di riti antichissimi, ma che erano vivi a Falerone e a Cortigno fino a 50-80 anni fa e dei quali, comunque sopravvive la memoria.  Un ricordo, un racconto tramandato di famiglia in famiglia, che stuzzica gli antropologi. Mario Polia, ad esempio, compara la quercia formicosa di Cortigno con un grande albero, altrettanto formicoso, ma all’altro capo del mondo. Si tratta dell’albero attorno al quale si recano le donne della tribù dei Warramunga, aborigeni australiani, per chiedere – anche loro – di avere figli. Le donne di questa tribù infatti credono che lo spirito dei bambini, minuscolo come un granello di sabbia, viva dentro certe specie di alberi.

Cortigno, Falerone, Australia e…chissà quanti altri. Le radici di questi alberi che vegetano da una parte all’altra del mondo sono dunque profondissime. Talmente profonde che sembrano intrecciarsi al centro della terra. Oppure al centro della nostra anima.

NOTE
(1) La quercia è l’albero sacro a Zeus, il più fertile degli dei, colui che genera il mondo, che si accoppia molto frequentemente; la quercia è anche  l’albero cosmico, non solo l’asse che unisce cielo, terra e inferi, ma anche il tramite attraverso il quale lo sciamano è in grado di uscire dal nostro mondo per salire o scendere attraverso i molteplici livelli dell’essere.
(2) Quercia formicosa, Piane di Falerone – Falerone (FM)
Tema:  Bambini che non crescevano
Fonte orale: “I bambini che non crescevano li passavano sulla quercia chiamata “la quercia formicosa” che stava in località Casternò. Questa quercia era grande e aveva una fenditura dove passavano i bambini. Streghe stavano a Casternò. La località Casternò è lungo la strada nuova Falerone-Piane di Falerone a sinistra andando in giù, prima della curva c’era una strada che andava verso i campi vicino c’era la quercia spaccata. I bambini li passavano sulla quercia per tre o nove volte. Sulla strada chiamata la Corta Piane di falerone falerone sulla destra dopo una casa esisteva una vecchia strada con tre quercie grandissime tolte per lavori agricoli”.
http://www.beniculturali.marche.it/Ricerca.aspx?ids=64838
(3) Per la storia della quercia formicosa, ma anche del legno stregonio consultare anche il bloglavalnerina.it
https://www.bloglavalnerina.it/il-legno-stregoniu/

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