Montagna madreOltre il terremoto

Il terremoto, i bambini e un arcobaleno

Quest’articolo è di Sara Andreoni, che la scorsa settimana ha dato il via a Campi di Norcia a un laboratorio con i bambini d’Appennino. E ha saputo ascoltarli…

I bambini ci insegnano che le storie possono essere narrate in tantissimi modi; a volte, per comprenderle fino in fondo, dobbiamo tendere l’orecchio, esercitare l’ascolto delle parole non dette, ma sussurrate con flebile voce. Altre volte, loro, le parole, sono urlate così forte da poter attraversare le montagne.

Sì, le montagne. La storia che vi voglio raccontare nasce proprio là, in mezzo alle montagne, dove il terremoto ha lasciato il segno.
I narratori? semplice: i bambini, le bambine di Campi di Norcia e non solo.
È il pomeriggio del cinque novembre, fuori piove ed è così buio da sembrare notte. Un temporale in piena regola, l’unica luce è quella della sede della Pro Loco di Campi di Norcia. Eccoli, arrivano carichi di entusiasmo, ci guardano curiosi. Arrivano da Campi, Preci, Visso, Norcia, alcuni sono fratelli, altri inseparabili amici. Questi bambini, dai sei ai dodici anni, l’Appennino lo conosco bene, lo abitano ogni giorno e, oggi, ci raccontano la loro storia. È un po’ come iniziare un viaggio fatto di ascolto, attenzione, costruzione, ricostruzione. Tutti in cerchio, con il gomitolo di lana che saltella qui e la, si perde e si ritrova, accoglie le storie di ciascuno di noi, le lega insieme, ci aiuta a costruire la nostra rete.
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Inizia così “CampiLab”, un ciclo di laboratori pedagogico-educativi nati dall’idea di due ragazze, educatrici professionali, Jessica ed io, Sara, grazie alla collaborazione con i Vagabondi della Valnerina, la Pro Loco di Campi di Norcia  e con il progetto Back to Campi.
Il ghiaccio è rotto, tutti sembrano coinvolti, tutti sono dentro alla rete; le educatrici domandando “Cosa faremo oggi insieme, secondo voi?” e qualcuno risponde “Impareremo qualcosa”, “Costruiremo qualcosa”; l’importanza e la bellezza delle loro parole. Parole e definizioni precise per capire insieme cosa caratterizzi una città, un paese e quali elementi possiamo trovarvi.
Questi bambini abitano l’unicità dell’Appennino, è forte il loro attaccamento al territorio, lo descrivono senza mai nominare il terremoto e i danni che esso ha comportato. Insieme proviamo a costruire una storia, il racconto di un paese costruito dai bambini. Il terremoto ha modificato l’aspetto e l’organizzazione dei paesi d’Appennino, i bambini ci raccontano di come vedono questi luoghi, la loro proiezione verso il futuro. È dato certo il progressivo spopolamento di borghi e paesi, a favore delle grandi città; allora, perché non domandare proprio ai bambini come vorrebbe modificare questi territori e che cosa si potrebbe fare per non abbandonarli ma, al contrario, valorizzarli. I bambini sono cittadini a pieno titolo.
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Insieme identifichiamo quali potrebbero essere gli abitanti del paese che passo dopo passo, parola dopo parola, stiamo immaginando; c’è chi propone lu pecoraro, chi invece vorrebbe vi fosse un maneggio e un fantino, chi propone l’elettricista e chi il cacciatore, qualcun altro vorrebbe una pista di pattinaggio e una pattinatrice, tutti, però, sono d’accordo sull’importanza di un veterinario, un fabbro e un dottore. Le proposte sono tantissime ma alla fine ogni partecipante sceglie un personaggio e utilizzando prodotti di riciclo, perché sia un futuro ecosostenibile, tutti si mettono al lavoro. La pioggia non ha accennato a smettere un secondo ma loro sembrano non curarsene, si mettono all’opera: colla, colori, pennelli per realizzare i futuri abitanti del loro paese, della loro storia.
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Accade, però, qualcosa di magico. Una strana luce inonda il nostro ambiente di lavoro, basta uno sguardo verso la finestra, quella che guarda verso Campi Alto, per rendersi conto che un meraviglioso arcobaleno sovrasta il paese. I loro occhi si accendono di stupore, tutti urlano un colore: indaco, verde, azzurro, viola!
Per osservare l’arcobaleno, per godere dell’emozione che esso comporta, bisogna saper attendere, essere pazienti, aspettare che la pioggia passi.
Il terremoto è passato, i bambini attendono pazienti e coscienziosi che il mondo adulto si fermi, che sia in grado di abitare l’ascolto, anche del più flebile sussurro. 
I bambini hanno una storia da raccontarci, parla di futuro, di scoperta e di stupore, d’attaccamento al territorio, di paesi d’Appennino.

di Sara Andreoni

Le foto  del laboratorio sono di Marco Lopopolo

Pro Loco Campi

La foto di Campi alto è della Pro Loco di Campi

 

 

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