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Patria mia è l’Appennino

Patria mia è l’Appennino. E bella gente è la sua gente, diceva Giovanni Lindo Ferretti. Patria mia è l’Appennino e francamente, oggi, non ne vedo altre. Vorrei anzi che l’Italia iniziasse solo sopra i mille metri d’altitudine (va bene, facciamo pure ottocento). Gli italiani ne trarrebbero giovamento, ne nascerebbero di migliori, quassù. Lasciandosi alle spalle i veleni nell’aria, le visioni ristrette, le nevrosi, le piccolezze, il superfluo…per ritrovare l’aria pulita, gli ampi spazi, la libertà, l’essenzialità.

Roma e l’Italia tutto devono agli Appennini, diceva Paolo Rumiz e non viceversa. Su queste montagne naviganti tra due mari è iniziata ogni cosa… ogni idea, ogni avventura. Gli dei, Saturno, Giano, la grande madre, le Sibille, poi le pecore, le grandi transumanze; i villaggi d’altura, le grotte, le abbazie e i monaci; i borghi fortificati con le torri di pietra e i palazzi dei capitani del popolo. I funghi, il farro, le lenticchie, la ricotta e le castagne. Carbonai e boscaioli. Musica, pive e zampogne, danze dal Nord al Sud, rituali agresti, malocchi, esseri fatati e visioni del mondo, dall’alto del proprio paese, dal basso delle zolle della sua terra tosta e dura.

Poi la grande frana del secolo scorso, il progresso che ha causato valanghe di persone, di famiglie, di insoddisfatti del loro piccolo mondo, che rotolavano a valle con il sogno di vedersi aprire le porte di un mondo più grande, più ricco, più libero.

Ora quel mondo lo hanno visto. Lo hanno trovato, in effetti, più complicato se non più grande, più avido se non più ricco, più falso se non più libero. Hanno guadagnato tante cose, tanti oggetti, ma hanno perso i loro beni più preziosi: il tempo e la bellezza. Che prima non vedevano.

Già, ma la montagna non dà più da mangiare, dicono. Sicuro?

Forse varrebbe la pena di provare. Non servono grandi migrazioni, dice sempre Rumiz, in fondo basterebbero dei pionieri. Come nel West. A cercare l’oro. Che quassù ce n’è tanto.

Gli altri seguiranno.

Patria mia è l’Appennino.

 

Un pensiero su “Patria mia è l’Appennino

  • Tognelli Alberto

    Ho letto attentamente e sono in perfetta sintonia con quanto scritto. Sono anch’io un APPENNINICO fin nel profondo e questa mia appartenenza giorno dopo giorno cerco di metterla in pratica. Grazie amici

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