Tornare sui Sibillini: una rete di sentieri e di idee
Mettiamola così: da una parte ci sono i Monti Azzurri, i Sibillini del terremoto devastante e della bellezza assoluta. Dall’altra parte c’è una città che negli ultimi cent’anni ha spesso dimenticato di stare ai piedi dell’Appennino, di esserne parte, al termine di una valle bellissima, la Valnerina. In mezzo c’è un fiume straordinario che nasce da quei monti e che, dopo essere stato deviato in canali di cemento, risucchiato in pozzi profondi, usato in turbine velocissime, ha ancora la forza di scorrere potente sotto i ponti di questa città. “Quel fiume è il Nera e nonostante tutto è capace di portare fin qui un po’ della bellezza e della grazia delle sue sorgenti e della valle che lo accompagna fino a Terni”. Una specie di magia fluviale a causa della quale tra la Terni industriale, arrugginita, colpevolmente dimentica del suo territorio e i monti Sibillini resta vivo un legame, come un cordone ombelicale mai reciso.
Forse per questo alcuni, in città, amano follemente i Sibillini e li considerano una loro seconda casa. Tanto che dopo il terremoto dello scorso ottobre i montanari ternani promisero di tornare. Di tornare sul Vettore, a Castelluccio, sulla Sibilla, a Pizzo Berro, sul Bove, la Priora o il Porche. In ogni maniera. Anche partendo a piedi dalle strade d’asfalto e dalle case di cemento, zaino in spalla, seguendo il fiume a ritroso.
Magari era solo una di quelle cose che si dicono quando si è in preda a un’emozione. E invece no. Perché dopo undici mesi che son passati da quel maledetto 30 ottobre, in parecchi sono pronti a mettersi in marcia tra Terni e i Sibillini. Il Club Alpino Italiano innanzitutto.
A livello nazionale è stato realizzato un sito web www.ripartiredaisentieri.cai.it. Un progetto che ha l’obiettivo di collegare tutte le aree intorno al cratere del terremoto con i sentieri, la viabilità lenta, e di stimolare così gli escursionisti a camminare verso i Sibillini. “Il Cai di Terni – spiega il presidente Felice Triolo – ha contribuito con due itinerari: il primo è il trekking del Nera, 82 chilometri dalla Cascata delle Marmore a Norcia. Il secondo è un trekking di quattro giorni da Polino a Castelluccio, 72 chilometri e 3200 metri di dislivello”. Chi vuol percorrerli può scaricare il tracciato Gps dal sito e prenotarsi.
Altri camminatori indipendenti, i Vagabondi della Valnerina, hanno avuto un’idea simile. “Per noi Terni è il campo base dei Sibillini e dopo il terremoto abbiamo da subito pensato di aiutare quelle zone non tanto con le mani, quanto con i piedi”. Tornando a camminarci, insomma. “Lo abbiamo fatto e lo faremo anche insieme al Cai”, dice Andrea Barbaccia. “Perché pure noi vorremmo riaprire sentieri, possibilmente alti, tra la Valnerina e i Sibillini. Magari scendendo a Campi di Norcia e fermandoci a dormire nella yurta”, la tenda mongola che i Vagabondi, grazie ai fondi raccolti dopo il terremoto, hanno donato alla Pro Loco di Roberto Sbriccoli.
“La yurta sarà un punto tappa aperto a tutti i camminatori sui sentieri tra Terni e Castelluccio, e sulle asinovie della Valnerina dove chi fa lunghi trekking potrà essere aiutato e accompagnato dagli asini di Roberto Canali”.
Una dimostrazione in più che i Sibillini non sono così lontani. Servono solo una lunga passeggiata e la consapevolezza di appartenere tutti ad un unico territorio, quello degli Appennini, dove anche Terni può essere campo base dei Sibillini.
www.appenniniweb.it per Il Messaggero Umbria di domenica 1 ottobre 2017 #12
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