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Il danno e la beffa: paesi e montagne d’Appennino ai tempi del Covid

L’emergenza Coronavirus ha cambiato molte cose anche in Italia. Altre invece le ha lasciate uguali, identiche. Tra queste ultime, purtroppo, c’è la scarsa attenzione per le aree interne, per i suoi abitanti, per le sue montagne. Non c’è da stupirsi, considerando i modelli economici e culturali alla base dell’attuale sistema. Però, c’è un però. La scarsa attenzione di ieri e di oggi rischia di trasformarsi in una beffa. Ulteriore.

Esiste un’Italia che non ha voce, neanche nell’emergenza, dice Nicola Mastronardi, giornalista e scrittore molisano e sannita, autore de Figli del Toro e Viteliù. In un suo appello-intervento di oggi, Mastronardi chiede, nella gestione dell’emergenza, di trattare diversamente e adeguatamente i piccoli borghi dell’Appennino e delle Alpi.
Ecco, appunto: ricordatevi che i paesi delle aree interne sono differenti, non sono come le città! Qui non ci sono metropolitane, lo sapete? Non ci sono negozi affollati, qui il distanziamento è uno stile di vita ed è il frutto di 70 anni di abbandono.

E adesso che finalmente ce ne potremmo giovare che fate? Per la prima volta ci trattate allo stesso modo delle altre aree del Paese? Ci costringete ad applicare al negozio di abbigliamento di zia Lucia, che vende tre canottiere a settimana, la stessa normativa che si applica all’Emporio Armani di Milano? Cioè, disponete di far stare chiuso Armani e zia Lucia allo stesso modo per contenere il contagio? E allora ditelo…

E la montagna? Nei Dpcm che si inseguono di settimana in settimana, al massimo ci entra solo quando si dice “…sono chiusi gli impianti nei comprensori sciistici“.
Altro tipo di montagna non sembra esistere nella testa dei burocrati e dei ministri, oltre quella degli skilift e delle seggiovie. Tanto che, ad oggi, tutti gli appassionati di montagna, che non sono pochi, si interrogano se e come si possano percorrere i sentieri montani, e perché mai in questo periodo sia stato vietato il darsi alla macchia, lontano da tutti, forse troppo lontani, magari anche disconnessi, forse anche troppo disconnessi…
“Camminare in montagna non fa male a nessuno, anzi fa bene alla salute”, scrive l’Uncem (l’Unione Comuni Comunità Enti Montani) e sostiene anche l’economia dei paesi d’Appennino.

Di questa epidemia potremo raccontare molte cose, per tanti anni. Non certo con nostalgia. Eppure qualcuno continua a sperare che in qualche modo ci spingerà a cambiare i nostri stili di vita in meglio e che potrebbe aiutare anche l’Appennino a cambiare.
Intanto però, quel che sta accadendo finora, ci sta mostrando che in un mondo ideale (per taluni) di bolle digitali, non possiamo scegliere neppure come isolarci e che forse qualcuno, tra una restrizione e l’altra, sta provando perfino a cancellare l’imbocco dello stretto sentiero per il passaggio al bosco.

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